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dell’Alpi marittime. Il convojo dei quadri, e altri monumenti d’Italia, è stato obbligato a rientrare in Cuneo, altrimenti sarebbe stato preso dai Barbetti.

Se il Generale Willot non obbedisce nel momento all’ordine che gli ho dato di far partire la ottantesimaterza mezza brigata, il mio progetto è di sospenderlo dalle sue funzioni. Nizza stessa in questo momento non è sicura. I Barbetti prendono le loro forze dal reggimento provinciale di Nizza, che il Re di Sardegna ha congedato: forse sarebbe utile fare un corpo particolare di tutti gli abitanti dell’Alpi marittime, che erano arruolati nel reggimento provinciale, e nel corpo franco nel tempo della guerra. Si potrebbe in questo caso dichiarare, che essi non riacquisteranno i loro diritti di cittadino, che dopo aver servito due anni sotto le bandiere della Repubblica. Ho scritto al ministro degli affari esteri, ed allo stesso Re di Sardegna delle lettere molto risentite. Spero che ogni giorno il numero di quei briganti sarà meno formidabile.

Ho mandato a Turino il cittadino Poussielgue segretario di legazione a Genova, per scandagliare esattamente le disposizioni di questo gabinetto per un trattato di alleanza; esso ci abbisogna o con questo principe, o colla Repubblica di Genova. Aveva perfino desiderato una conferenza col ministro degli affari esteri del Re di Sardegna, ma non ha potuto combinarsi.




Dal Quar. Gen. di Milano il dì 11 vendemmiale anno 5

(2 Ottobre 1796)


LI - Al Direttorio esecutivo.


La Repubblica di Venezia è in timore: ella trama insieme col Re di Napoli, e col Papa, e si fortifica, e si trincera in Venezia. Questo popolo più d’ogni altro ci odia in Italia: è tutto in armi; e gli abitanti di una parte di quello Stato sono assai coraggiosi. Il loro ministro a Parigi gli scrive che si armino se non vogliono tutto