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dovere, in un modo, o nell’altro, calmare le sue inquietudini, al qual’effetto mi valsi di riflessioni generali, che inutile sarebbe di ripetervi. Certo è che io non giunsi ad acchetarlo intieramente; mi riuscì solo di renderlo un po’ più tranquillo, e nel resto parvemi che egli si avvisasse doversi sopra ogni altra cosa cercare di appagarvi e di evitare ogni rottura con la Francia. Parvemi parimente lui credere che tale pur fosse l’opinione de’ suoi principali colleghi, e che tale sarebbe ancora la risoluzione del Senato, cui non potevasi, egli mi disse, omettere di partecipare nella prossima adunanza di giovedì, le notizie avute da Verona.
Del resto, cittadino Generale, parmi assolutamente necessario nelle attuali circostanze, di esporvi ciò che io so delle disposizioni del nostro proprio governo, e ciò che giudicar posso di quelle del governo di Venezia. Permettete dunque che io entri in qualche particolare a questo proposito. Primieramente io vedo dalle lettere che ricevo dal Ministro, che il Direttorio esecutivo sembra confidare sulla neutralità della Repubblica veneta, ed esserne anche sodisfatto, poiché m’impone di far che in essa si perseveri; mi pare di più che egli pensi ancora a formare tra le due nazioni più stretti vincoli, e quest’oggetto è già stato materia di varj dispacci. L’ultimo che io ho ricevuto, sabbato scorso, insiste particolarmente su questo punto: voi potete giudicarne dal seguente paragrafo, che io vi trascrivo: «E’ tempo che la Repubblica di Venezia esca e finalmente dalla lunga inerzia in cui si giace sin dalla pace di Passarowizt, e che riprenda tra i potentati quel posto che occupava avanti il 1718: la Francia le ne offre oggi l’occasione ed i mezzi. Venezia può ingrandire il suo territorio, acquistar piazze che consolidino la sua potenza, e che serviranno a fermare tra le due Repubbliche un patto federativo fondato sopra i reciproci loro interessi.» D’altronde mi s’impone d’impegnare i Veneziani a spedire un negoziatore a Parigi.
Secondariamente è verissimo che il Governo veneziano ha mostrato somma avversione alla nostra rivoluzione; è verissimo che ne’ suoi Stati si è contro dì essa altamen-