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come pure quella concernente a Venezia, debba differirsi sino al momento in cui la presa di Mantova avrà consolidato in modo la vostra condizione da togliere a que’ due Stati ogni speranza di sottrarsi alle nostre giuste richieste ed all’impero delle armi della Repubblica.
Ci duole assai che l’importante isola dell’Elba sia caduta in poter degl’Inglesi, i quali hanno in essa una specie di compenso alla perdita di Livorno, e possono da quella turbare le vostre disposizioni in favor della Corsica: ma quest’avvenimento ne apporta pure un vantaggio, quello cioè di svelarci i segreti disegni che il Granduca coloriti aveva fin qui dell’apparente brama di serbarsi neutrale. In tutt’altra circostanza noi non avremmo esitato a dichiarar la guerra a quel potentato; ma quando il rapido progresso de’ nostri trionfi tende ogni dì a dissipare i resti della lega, e ne conduce necessariamente alla pace generale, non ci è sembrata cosa prudente lo accender nuove scintille di guerra, riservandoci peraltro il reclamar più tardi contro questa violazione dei trattati che noi siamo sì gelosi d’osservare.
Circola la voce che l’Imperatore, secondo le probabilità di una salute ognor vacillante, si avvicini al termine della sua vita. Per trar profitto da quest’avvenimento, giova che voi ne siate con la maggior celerità avvisato quando succederà. A tal uopo mantenete corrispondenze in Vienna. Il Granduca di Toscana, erede del trono imperiale, non esiterà a recarsi incontanente in quella capitale, dopo la morte di suo fratello. Conviene allora prevenirlo, arrestarlo come inimico delle Repubblica, ed occupar militarmente la Toscana. Questo disegno, sebbene formato sopra congetture forse poco sicure, merita tuttavia ogni vostra attenzione.
I moti sediziosi che fra gl’Italiani si risuscitano contro le truppe francesi ne avvertono nutrir essi intenso rancore pel prosperar delle cose nostre; poichè la falsa voce di un sinistro, sebbene inverisimile, basta solo a farlo prorompere sì gravemente. Conciliate, cittadino Generale, con l’attività vostra nelle militari faccende, il pensiero di reprimere con fermezza e severità questi