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l’occhio continuamente; si manterrà in buon’armonia col Governatore; ad esso rimetterà tutti gli affari minuti; gli userà molti riguardi, specialmente in privato. Se in Livorno si tramassero congiure o qualunque altra cosa che riguardi alla esistenza delle truppe francesi, in tal caso egli prenderà i necessarj spedienti all’oggetto di ristabilir la calma e punire i malevoli. Egli non risparmierà nè le persone, nè le proprietà, nè le case.

In tutti gli affari difficili che potessero sopravvenirgli, consulterà il cittadino Miot Ministro della Repubblica francese a Firenze, il quale sarà in grado di dargli dei buoni consigli. Egli proteggerà il Console nella importante operazione che gli è affidata; e, come primo agente della Repubblica a Livorno, ne veglierà gl’interessi tutti, e darammi ragguaglio di tutti gli abusi, che non fosse in sua facoltà di reprimere. Egli terrà vita condecente; chiamerà sovente alla sua tavola gli Uffiziali del Granduca ed i Consoli dei Potentati esteri: a tale effetto gli saranno accordate le spese straordinarie. Destinerà un uffiziale alla guardia del porto; eleggerà un Comandante di ciascun Forte; terrà sotto severa disciplina i Corsari, ed invigilerà che da essi rispettate sieno le bandiere neutrali, e specialmente la spagnuola. Si farà ogni giorno render conto dei rapporti delle sentinelle; mi terrà informato di tutto ciò che avviene nel paese, e mi spedirà il rapporto di tutte le notizie di Corsica che a lui perverranno. Scriverà ai Feudi imperiali, che riconoscano la Repubblica, e mi darà parte del numero di questi Feudi, della loro popolazione, della loro ricchezza e dello spirito che vi regna. Farà osservare alle sue truppe la più rigorosa disciplina; avrà cura che tutti i soldati sieno alloggiati nelle Caserme, e che nessuno, dal Generale sino all’infimo impiegato, lo sia nelle case degli abitanti.

Egli avrà seco un ajutante generale, un commissario di guerra, ed un impiegato di ciascuna branca dell’amministrazione.