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più se le circostanze ricominciassero». Io fo rinforzare il presidio di Ancona con un battaglione di Polacchi. La squadra dell’Ammiraglio Brueys mi è responsabile della condotta della Corte di Napoli. Voi non dovete avere alcuna specie d’inquietudine, o se essa opera, io distruggerò il suo commercio con la squadra dell’Ammiraglio Brueys, e quando le circostanze lo permetteranno, farò avanzar una colonna per dar loro una risposta. Fra un’ora io vedrò il M. Gallo, e mi spiegherò con lui in termini così forti, che i signori Napoletani non avranno la volontà di far marciare le truppe sopra Roma.

Finalmente, se non vi è ancora verun cambiamento in Roma, non soffrite, che un Generale così conosciuto come Provera, prenda il comando delle truppe di Roma. L’intenzione del Direttorio esecutivo, non è di lasciar ricominciare i piccoli intrighi de’ principi d’Italia. Per me, che conosco bene gl’Italiani, attacco la più grande importanza a non permettere che le truppe romane sieno comandate da un Generale austriaco. Nella circostanza dovete dire al Segretario di Stato: «La Repubblica francese continuando ad aver sentimenti dì benevolenza per il Papa, era forse sul punto di restituirgli Ancona: voi guastate tutti i vostri affari, e ne sarete responsabile. Le provincie di Macerata e il ducato di Urbino si rivolteranno; voi domandarete il soccorso dei Francesi, ed essi non vi risponderanno.» Effettivamente, piuttosto che dar tempo alla Corte di Roma di ordire nuove trame, io son deciso a prevenirla. In fine esigete non solo che M. Provera non sia Generale delle truppe romane, ma che fra ventiquattr’ore si trovi fuor di Roma. Sviluppate un gran carattere: solamente con la più grande fermezza, con la più energica espressione nelle vostre parole voi vi farete rispettare da cotesta gente: timidi quando loro si mostran i denti; son fieri, quando si han per essi troppi riguardi.

Dite pubblicamente in Roma, che se M. Provera è stato due volte mio prigioniero di guerra in questa campagna, non tarderà ad esserlo una terza volta: se egli venisse a vedervi, ricusatevi di riceverlo. Io conosco bene la Corte di Roma, e ciò solo basterà a smarrirla, se