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cato di un’importantissima missione, conosce tutti i segreti come tutte le relazioni della Repubblica: non conviene alla nostra dignità che cada nella miseria, e si trovi proscritto, e disgraziato.
Sento dire che gli si rimproveri di avere scritto ciò che pensava de’ generali dell’armata d’Italia. Se ciò è vero, io non vi veggo verun delitto: per qual ragione un agente del governo sarebbe accusato di aver fatto conoscere ad esso ciò che pensava de’ Generali, presso dei quali egli si ritrovava? Si dice che abbia scritto molto male di me. Se ciò è vero, egli lo ha egualmente scritto al governo: quindi aveva dritto di farlo: ciò poteva anche esser necessario, ed io non penso che possa essere un motivo di proscrizione. La morale pubblica è fondata su la giustizia che ben lungi dall’escludere l’energia, non ne è al contrario che un risultato. Vi prego dunque a compiacervi di non obbligare il General Clarke presso del governo: egli potrebbe conferirgli un posto di ministro presso qualche Corte secondaria.
Passeriano, 8 vendemmiale anno 6 (29 Settembre 1797)
CXVIII - All’Ambasciadore della Repubblica Francese a Roma.
Ricevo, cittadino Ambasciadore, la vostra lettera del 18 vendemmiale. Intimerete all’istante alla Corte di Roma, che se il General Provera non è mandato via subito da Roma, la Repubblica francese riguarderà ciò dalla parte di Sua Santità come un principio di ostilità. Fate sentire quanto sia indecente, quando la sorte di Roma è dipesa da noi, e la sua esistenza non è dovuta che alla nostra generosità, di veder il Papa ricominciar di nuovo degl’intrighi, e mostrarsi sotto colori, che non possono esser grati alla Repubblica francese. Dite pure nelle vostre conversazioni con il Segretario di Stato, e se bisogna, anche nella vostra nota: «la Repubblica francese è stata generosa a Tolentino, essa non lo sarà