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Casa d’Austria fuori d’Italia; ma la penuria di danaro nel Piemonte, la poca fiducia di che gode la Corte di Turino, e il guasto del paese per le fatte campagne, allontanano l’idea della possibilità di una lega tanto desiderata, e che volterebbe improvvisamente le forze piemontesi contro gli Austriaci, nostri ostinati nemici. Tutt’al più potrebbesi forse esiggere, che una parte delle truppe della Corte di Turino si unisse a quella della Repubblica, mentre il rimanente delle truppe Sarde sarebbe saviamente ridotto in uno stato per cui non avremmo a temerne nel progresso di questa guerra, quand’anche gli Austriaci ottenessero dei vantaggi, ed obbligassero di nuovo i Piemontesi ad unirsi con loro. Tuttavia, se la Corte di Turino, mossa dalla speranza di poter fare entrare le sue truppe nel Milanese (di cui la Francia le assicurerebbe la possessione) voltasse subitamente le sue forze contro i soldati dell’Austria, in tal caso diverrebbe necessario l’avere alcune piazze importanti per pegno della sua fedeltà verso di noi. Tortona ed Alessandria, Cuneo, Susa ed il Forte d’Icilia star dovrebbono per sicurtà della fede del Re di Sardegna alla lega che dal Direttorio sarebbe con lui conclusa.

Le quali ragioni, inducendo a credere che la Corte di Turino, nel momento in cui vedrassi costretta a domandarci la pace, si troverà nell’assoluta impotenza di continuare la guerra, hanno fermato l’animo del Direttorio. Eccovi, cittadino Generale, alcune delle basi su le quali il Direttorio proponesi di stabilir questa pace, se rinunziar deve alla speranza di una lega offensiva e difensiva, utile ad ambi gli Stati:

1. Disarmamento generale del Piemonte;

2. Riduzione delle truppe piemontesi ad uno stato che nulla ci dia a temere durante il corso della presente guerra;

3. Passaggio nell’Isola di Sardegna della maggior parte e dei migliori corpi che saranno conservati;

4. Occupazione delle fortezze e piazze d’Alessandria o Tortona, Ceva e Cuneo, e quelle d’Icilia e di Susa, con stipulazione che le tre ultime dovrebbono smantellarsi alla pace generale, o alla pace particolare con la Corte di Torino;