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Verona, 18 germile anno 5 (7 Aprile 1797)
LXXXIV - Al Generale in capo.
Informato che i nobili Veronesi avevano concepito il progetto di sorprendere i forti della piazza; che si spandevano a bella posta intorno all’armata le notizie le più allarmanti; e che si invitava il popolo a profittar della circostanza per far man bassa sopra i Francesi; ho credulo utile di far conoscere a’ Veronesi quali sarebbero le conseguenze di simili tentativi, e jeri sera mi son trasferito alla Cittadella: ivi ho fatto dirigere su la piazza molte bocche da fuoco, e ne ho fatto prevenire il Governatore, dichiarandogli, che se si fosse commesso il minimo eccesso contro i Francesi, io era pronto a respingere la violenza con la forza. Nello stesso tempo gli ho fatto esporre le nostre doglianze; egli mi ha data una risposta la più obbligante, ed è stato prodigo in proteste le più amichevoli: io mi so ben io ciò che debba pensarne. Oggi mi son portato in Città: osservo, e me ne sto sempre in guardia. Fo pure provvedere il Forte di S. Pietro di cannoni, e di munizioni.
Balland.
Indenburg, 20 germile anno 5 (9 Aprile 1797)
LXXXV - Al Serenissimo Doge della Repubblica di Venezia.
Tutta la Terra-ferma della Serenissima Repubblica di Venezia è in armi. Da per ogni dove il grido di riunione tra i contadini, che avete armati, è: Morte a’ Francesi; e molte centinaja de’ soldati dell’armata d’Italia ne sono state già le vittime. In vano negherete gli attruppamenti che voi stesso avete organizzati: credete voi che, trovandomi io adesso nel cuor della Germania, sia impotente a far rispettare il primo popolo dell’universo? Credete che le legioni d’Italia soffriranno le stragi, che provocate? Il sangue de’ miei fratelli d’armi sarà vendicato,