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qui assicura che i Bergamaschi, e i Bresciani son pronti a sollevarsi. Se il fatto di cui si dolgono, è in esecuzione dei vostri ordini, non appartiene a me di cercare di approfondirne i motivi; nel caso contrario riguardo il rapporto fatto al Senato come molto equivoco, e prendo delle misure per essere esattamente informato. Del rimanente, la Repubblica di Venezia è vicina al suo termine: il governo non ha più risorse; i popoli sono giunti al disprezzo, e non bisogna che una scintilla per accendere l’incendio. Noi non vi siamo amati, ma il nome di libertà, che pronunziamo con entusiasmo, risuona da per tutto, ed i vecchi aristocratici hanno un bel proclamare le loro antiche abitudini; non fanno che affrettare il momento della loro caduta.
È il Senator Pesaro affezionatissimo al suo paese, e alla forma del suo governo: al di là lo troverete, mio Generale, sempre portato a far per voi tutto ciò che esigerete, e che non comprometterà, nè quei che egli chiama suoi sudditi, nè la loro tranquillità. Per tale l’ho conosciuto dopo che ho trattato con lui. Vi esporrà il bisogno che abbiamo qui di soccorsi; vi dirà in ciò la verità, e se non potete soccorrere i Veneziani con un poco di danaro, e di bestiami, essi non anderanno sino al termine.
Lallement.
Nota annessa
Ecco ciò che ho potuto raccogliere: i Bergamaschi, ed i Bresciani sono da lungo tempo malcontenti del loro governo; l’ingresso dei Francesi in Lombardia ha dato loro l’idea di sottrarvisi. L’incertezza degli avvenimenti gli ratteneva ancora; le nostre vittorie, e la presa di Mantova gli hanno incoraggiti, e hanno posta minor attenzione a nascondersi. Ottolini, anti-francese, e debole istrumento della tirannia degl’Inquisitori di Stato, ha cominciato a vessarli. Sotto il più piccolo pretesto d’opinione favorevole ai nostri principj, carcerazioni, arresti, sparizioni, reprimende pubbliche per semplici discorsi, hanno esasperato tutti gli spiriti. Si è formato un comitato rivoluzionario segreto; si sono spediti a