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Parigi, il 4 brumale anno 5 (14 novembre 1796)


LXVI. Il Ministro delle relazioni Estere al Generale Clarke.


Il poco tempo che mi rimane sino alla vostra partenza, la moltitudine degli oggetti, che abbiamo a trattare, non mi permettono, cittadino Generale, di discuterli con quella particolarità, che la loro importanza esigerebbe. Io dunque mi limiterò ad indicar quelli che concernono le relazioni estere, e intorno ai quali importa molto che il Direttorio riceva da voi precisi schiarimenti. Siavi grato che io siegua il vostro itinerario.

Il Piemonte. Voi vedrete sicuramente il Generale Kellermann, e forse anche i Commissarj incaricati della demarcazione de’ confini; fate loro capire l’importanza di ritener per noi nella catena delle Alpi tutti i posti militari. Su ciò il trattato offre ad essi ogni facilitazione.

Il cittadino Posysielgue è tuttavia in Turino incaricato a continuare le negoziazioni, che il General Bonaparte ha creduto dover cominciare per un’alleanza. Non bisogna affrettarsi per nulla intorno a ciò, e sopratutto non promettere cessioni di territorio, le quali formerebbero un ostacolo forse insormontabile alla pace, o allo stabilimento della libertà nella Lombardia. Io vi prego di esaminare, per quanto è in vostro potere, quali sieno le disposizioni, riguardo a noi, del Re, e del Governo, e s’egli è possibile (senza parlar di un’alleanza difficile a conchiudersi, la quale forse ci sarebbe più nociva che utile), di mantenerli nelle disposizioni di neutralità, le quali sono per noi sufficienti.

Per ciò che tocca Milano, Modena, Reggio, Bologna, e Ferrara, sarebbe cosa molto preziosa pel Direttorio, e per me, d’avere il risultato di quelle sagge osservazioni che voi sareste nel grado di farci. Cotesti popoli son dessi veramente maturi per la libertà? Son dessi nello stato di difenderla o da sè soli, o col nostro appoggio? In quest’ultimo caso qual sarebbe il numero delle nostre truppe che potrebbero tenere a soldo? Quali sono le loro disposizioni verso la Casa d’Austria? Ritornerebbero