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Signor Ministro! In questi giorni Voi avete sentito intorno a Voi vibrare il sentimento, affermarsi il volere del popolo italiano.
La nostra alleanza, per ogni riguardo e in ogni intento intima e completa, non è solo alleanza di Stati e di Governi, ma è alleanza di popoli accesi da una medesima fiamma, concordi per raggiungere un medesimo scopo.
E decisi come siamo ad ogni cimento e ad ogni prova, lo raggiungeremo insieme cogli intrepidi nostri Alleati, i meravigliosi combattenti di Francia e di Russia; insieme coi figli del Belgio cui è serbata in questa tragica epopea la immortalità degli eroi e, nel giorno della invocata vittoria, la redenzione gloriosa; insieme colle schiere e colla valida opera degli altri Governi e popoli alleati.
Ciò che noi vogliamo risponde ai diritti della coscienza umana, alla difesa e alla ricostituzione delle nazionalità oppresse, alla restaurazione del diritto delle genti, ai destini insomma della civiltà, segnati da Dio e ai quali non può mancare il giusto, definitivo, durevole trionfo.
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Il giorno successivo l’associazione della stampa subalpina dette un ricevimento in onore dell’Onorevole Boselli.
Il consigliere delegato dell’associazione Dott. Gino Pestelli rivolse, a nome di tutti i soci, un caldo saluto al Presidente del Consiglio.
Ad esso si associò, con brevi parole, il socio anziano Senatore Teofìlo Rossi, Sindaco della città.
L’Onorevole Boselli così rispose:
Carissimi signori ed amici!
Sono avvezzo alle cortesie della stampa, ma questa volta mi si è tesa un’insidia, una insidia dolce, alla quale non ho saputo sottrarmi. Ero persuaso di venire