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e forte procederà fino al raggiungimento dei diritti della nostra esistenza nazionale, dei diritti della nostra gente. (Benissimo!) Se così non fosse noi tradiremmo il sangue versato dai nostri eroi (Bene!) E noi, che abbiamo dato la bandiera nostra ai venti delle battaglie, non la sostituiremo con bandiera di altro colore meno rifulgente, e non la ripiegheremo in alcun lembo suo finchè non siano conseguiti i destini cui la Patria nostra sospira, ai quali ha diritto, e ai quali deve immancabilmente pervenire! (Applausi).
Non occorre che io dica che non posso accettare gli ordini del giorno degli onorevoli Basaglia, Beltrami, Treves, che non posso accettare alcun ordine del giorno che riguarda la pace, non perchè il Governo e quest’Assemblea non invochino la pace, ma perchè pensiamo che alla pace si debba pervenire, come dissi poc’anzi, con la guerra e con la vittoria, congiunti e concordi con gli alleati, e perchè pensiamo, soprattutto, che per ottenere la pace bisogna parlarne poco o niente, e soprattutto non bisogna diffondere illusioni e sussurrare scoramenti nel paese. (Vivissime approvazioni — Applausi).
Per affrettare questa pace e per la nostra vittoria tutto il paese è in armi, e si glorifica il dolore, si persevera nei sacrifici con quella ammirabile unità che si costituì, dirò così, più profondamente, più ardentemente e più compiutamente nei cuori e nelle opere, dall’Italia risorta in questa guerra di liberazione e di civiltà. Ad ogni incontro questo sentimento, non nuovo ma più operoso e più effettivo di unità nazionale, non solo ferve, ma vuole manifestarsi e si manifesta per ogni guisa in ogni parte d’Italia. Lo manifestaste voi, onorevoli