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come animano, come istruiscono i nostri soldati, così danno il saluto dell’amicizia e della fraternità ai prodi delle schiere alleate, che transitano per i nostri paesi. Guardate alla Stazione di Roma: non passano le schiere valorose delle Argonne e di Verdun senza il sorriso e il conforto delle patriottiche donne romane; non passano senza il loro saluto ed il loro conforto le schiere dell’esercito inglese, che è destinato a scacciare dall’età nostra i resti della barbarie turca.

Lo ha detto l'amico Comandini, molte cose restano ancora a fare ed è bene che ogni Comitato assuma una speciale opera rispetto alle condizioni di ciascuna località. Così dobbiamo pensare a dare soccorso specialissimo a quelle popolazioni che, per necessità di guerra, furono allontanate dalle loro dimore; a quelle che più vivono vicine ai pericoli della guerra. Nelle città, dove le industrie danno larghi guadagni, gli operai facciano opera migliore di quella che può fare ogni legge; pensino al domani; e coloro che vivono in paesi dove non vi sono guadagni delle industrie, come nel Mezzogiorno, sappiano che l’Italia conosce quanto quelle popolazioni danno alla guerra e con il loro sangue e con l’intrepido animo. E voi, che vivete nei paesi marittimi, voi in questo momento avete speciale opera da compiere: dovete rincuorare i nostri navigatori perchè continuino a percorrere le vie dei mari, nonostante la ferocia dei nostri nemici. A voi è affidata questa opera. Poichè dalia virtù, dalla persistenza, dal coraggio dei nostri navigatori dipenderà se il nostro Paese potrà avere la vittoria che è necessaria per la sua vita e per la sua vitalità. E i nostri navigatori porteranno nei mari il nostro tricolore