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del giorno qualche cosa significassero che potesse diminuire il concetto di questa fiducia: nè io ho mai immaginato che egli potesse, indicando la pace gloriosa, fare delle affermazioni internazionali di dubbia opportunità. Al contrario, io dissi che tutto il suo ordine del giorno, come quello del senatore Levi, era accettabilissimo in ogni sua parte, ma che io lo pregavo di fermarsi alla prima parte per evitare qualsiasi commento ad una fiducia, che per il Governo in questo momento è necessario sia piena, assoluta e manifesta in ogni sua parte, fiducia, che io invoco in modo speciale dai senatori i quali rappresentano quelle provincie che maggiormente soffrono della guerra, quasi olocausto quotidiano del patrio sentimento.
Io mando un saluto particolare a Venezia, a Venezia, della quale con tanta eloquenza ci parlò oggi il senatore Diena, a Venezia, che ancora una volta scrive nella sua storia millenaria una pagina di alto patriottismo, una pagina fulgidissima di gloria, una pagina di nobilissimo dolore. (Approvazioni vivissime).
Il Governo, che sa quella gloria, che sente quel dolore: il Governo, che già cominciò ad apprestare alcuna delle meritatissime provvidenze, avrà sempre Venezia in cima ai suoi pensieri. E insieme con Venezia saluto Padova, saluto Ancona, saluto tutte le città e tutte le terre italiane quotidianamente esposte agli oltraggi del nemico: saluto le città e le terre dove ferve tanta opera industriale per preparare i bellici strumenti, e quelle mirabili città del Mezzogiorno, le quali della guerra sentono tutti i dolori e versano tutte le lagrime e non hanno altro beneficio, che la soddisfazione delle loro idealità e della