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toria e che, nato troppo tardi per poter affermarsi come capo nelle guerre dell’indipendenza, e troppo presto per poter partecipare a questa guerra di definitiva redenzione, non ha potuto dividere con la sua marina, durante gli ultimi giorni della vita, i perigli di questo grande cimento.
Nell’uno e nell’altro caso, la evocazione della personalità del commemorato rivelava nell’oratore quella intuizione psicologica, che è dote essenziale del vero storico, come dell’uomo di governo. Dello storico, al quale, dati e fatti, relativamente alla realtà poco numerosi, bastano per ricostruire, come se fosse rievocato alla vita, il carattere di un uomo o di un’epoca; dell’uomo di governo, che da scarse notizie e da poche manifestazioni, riesce a comprendere, in un momento critico, le tendenze e la volontà della nazione.
Ma, in questi discorsi, come in quelli parlamentari, una gran parte dell’efficacia dell’oratore è anche dovuta all’altezza del suo carattere. Macaulay, parlando di Guglielmo Pitt, giustamente pone in rilievo, che il risultato dell’eloquenza dipende in gran parte dalla tempra dell’oratore.
Questo si impone all’uditorio con un dominio cui pochi possono sottrarsi, quando loda in altri e ad altri raccomanda le virtù delle quali la sua vita possa essere esempio. E di Paolo Boselli come di Gugliemo