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dico, perchè sono certo che il mio pensiero è comune a quello che ferve non soltanto nel vostro intelletto, ma nell’animo vostro.

Io mi restringo a recare a voi, carissimi consoci, un saluto, un brevissimo saluto, il quale più che suonare dal mio labbro, vibra nelle più intime parti dell’animo mio. Questo mio saluto contiene un ricordo: il ricordo dell’opera della “Dante„ dai primi giorni della sua vita nei quali pareva corresse dietro a un sogno, da quei primi giorni, a tutti gli eventi nei quali operò, persistette, fu sospettata, fu insidiata, fu trascurata, e sempre mantenne ardente il sacro fuoco dell’italianità. (Vive approvazioni).

Nel mio saluto è un’affermazione, la affermazione che nel momento presente, di magnanima riscossa per il nostro paese e di gloriosi destini, una grandissima parte di merito spetta alla nostra Società. Io lo affermo non solo come Presidente della «Dante» con orgoglio domestico, ma l’affermo anche per l’ufficio che ho l’onore di rivestire, perchè il Governo d’Italia deve ricordarsi che esso oggi compie l’opera che la «Dante» da venti anni ha iniziato e proseguito. (Benissimo, vivissimi applausi).

Il mio saluto esprime una fiducia che è partecipata da tutti voi, la fiducia non solo dell’immancabile vittoria delle nostre armi, ma della giusta vittoria di tutte le nostre rivendicazioni. (Vivissimi applausi).

La «Dante» per l’avvenire avrà altra opera da compiere, ma in questo momento la «Dante» deve essere ausilio gagliardo, continuo, efficace, per quella vittoria civile nel Paese, nella quale è riposta gran parte della nostra vittoria militare. (Benissimo).