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guerresca, atta a fronteggiare tutti gli eventi, e quantunque a tutti sia noto lo sforzo mirabile del Paese in questa forma nuova d’industrie, a me preme esporre, a compiacimento e conforto comune, alcune notizie concernenti la mobilitazione industriale che ha raggiunto tale intensità di produzione da bastare a quanto occorra ai nostri combattenti e da porci in grado di fornire spesso aiuti agli alleati.

Tra militari e ausiliari novecento sono gli stabilimenti che apprestano le munizioni; e altri ottocento gli stabilimenti che integrano la produzione. A trasformare le materie prime nazionali e quelle che vengono da oltre mare per provvedere alla guerra nostra, dalle alpi alla Sicilia quotidianamente, con lena non interrotta, lavorano 425.000 operai.

Tra essi lavorano, mirabili per ingegno e per operosità, 45.000 donne, cooperatrici efficaci della difesa della Patria.

Produciamo in un mese tanti cannoni quanti prima se ne producevano in un anno, e facciamo oggi mitragliatrici in numero 600 volte maggiore e proiettili in numero 110 volte maggiore di quelli che fabbricavamo al principio della guerra. La produzione delle automobili, già così cospicua, è quadruplicata e abbiamo esplosivi in tale quantità da bastare al bisogno.

E non parlo dell’aviazione, i cui progressi crescono ogni giorno, Leonardo da Vinci che vagheggiò, indovinò l’aviazione, da questa Milano, dove la sua vocazione scientifica si temprò e si irrobustì, incuora gli artefici che affinan l’ingegno nelle officine e sprona gli uomini che arditamente corrono le vie del cielo.