Pagina:Bonvesin de la Riva - Meraviglie di Milano.djvu/85


22

XXXIII. - Sono in Milano più di trenta fonditori di quelle campanelle dal suono dolce che si appendono al collo dei cavalli, e non so che si fabbrichino altrove, e ognuno ha sotto di sè molti operai.

Credo che farei stupire i lettori se volessi descrivere il numero degli artefici d'ogni genere, dei tessitori di lana, di lino, di cotone e di tela, dei calzolai, dei lavoranti in pellami, dei sarti, dei fabbri d'ogni maniera; se volessi parlar dei mercanti che percorrono pe' loro negozi ogni regione del mondo e prendono parte ragguardevole in tutte le fiere, e de' rivenditori, e dei venditori all'incanto. Son queste cose tanto note fra noi che basta averle accennate, e bastano a far comprendere la densità della popolazione e la folla dei forestieri accorrenti alla nostra città (18).

XXXIV. - Neppur vo' parlare delle diverse classi che popolano il contado : quanti vi sian nobili, di insigne prosapia, quanti dottori nelle varie arti, quanti medici, mercanti, agricoltori e artefici d'ogni genere : lo immagini chi può. Dirò una cosa sola, pur tacendo le altre : che, tanto nella città quanto nel contado, son moltissimi uomini d'alta nobiltà de' quali una gran parte chiamansi valvassori da valvae (porte), giacchè, quando gli Imperatori romani si trovavano a dimorare nel pretorio ambrosiano, era proprio della dignità loro il far da portieri nella Curia imperiale. Altri, di maggior nobiltà, si chiamano Capitani, da capo, dacchè eran capi delle pievi (19). Oltre a, questi due