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di canto ambrosiano si deve se tanti chierici si trovano nella nostra città.
XXV. - Più di settanta i maestri elementari.
XXVI. - I copisti, quantunque in Milano non esista una Università degli studi, superano i quaranta, e, trascrivendo ogni giorno libri colle loro mani, si guadagnan la vita.
XXVII. - Trecento forni, come si sa dai registri del Comune, cuociono in città il pane per il pubblico. Molti altri, credo più di cento, sono riservati ai monaci ed ai religiosi d'ambo i sessi.
XXVIII. - Le botteghe dovse si vende al minuto un numero infinito di mercanzie sono certo più di mille.
XXIX. - I macellai ammontano a più di quattrocentoquaranta e ne' loro macelli si vendono copiosamente ottime carni d'ogni genere di quadrupedi, conforme ai nostri gusti.
XXX. - Più di diciotto pescatori pescano ogni giorno nei laghi del nostro contado ogni genere di pesci, trote, dentici, capitoni, tinche, temoli, anguille, lamprede, granchi, infine ogni qualità di pesce grosso e minuto; più di sessanta pescan ne' fiumi; coloro poi che portaono alla città il pesce delle infinite acque correnti assicurano di essere più di quattrocento.
XXXI. - Oltre centocinquanta sono gli albergatori.
XXXII. - Circa ottanta i maniscalchi, e questo numero dà un'idea della frequenza di cavalli e cavalieri. Non starò a dirvi quanti siano i fabbricanti di selle, di freni, di sproni e di staffe.