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nosceva il mondo assai più che non lo conoscesse il povero fraticello del secolo XIII, non mai forse spintosi al là del borgo di Legnano, eppur fece altrettanto. Sono iperboli comuni a temperamenti impressionabili e facili all’entusiasmo. Ma che nei dati di fatto e nelle cifre egli o i suoi informatori esagerassero al punto di alterarne il significato non credo. Troppo è Bonvesino preoccupato di dire il vero, troppo retta appare in ogni manifestazione la sua coscienza.
Tentò di screditarlo Pietro Verri, ma egli non conosceva dell’operetta su le meraviglie di Milano che i pochi brani tramandati da Galvano Fiamma il quale li inserì alla rinfusa nelle sue farraginose cronache, ne alterò il testo, sbagliò le cifre e per di più disse corna dell’autore. Mal si raccomandava senza dubbio Bonvesin dalla Riva alla fiducia dei posteri presentato da un cronista troppo spesso spacciatore di inverosimili fole. Ma noi che, grazie al compianto Francesco Novati, possiam leggere il testo integrale dell’opera sua, accettiamone i dali pur giudicandone con qualche riserva gli apprezzamenti. Essa è senza dubbio alcuno una fonte di preziose notizie che invano si cercherebbero altrove.
Ettore Verga.