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ma di Alboino. Nè come fole gli si posson rimproverare le strambe etimologie del nome di Milano che la sapienza filologica del suo tempo non andava più in là.
Tuttavia queste pagine di storia, se si eccettuino quelle dove narra le due spedizioni tentate da Federigo II contro Milano, inspirandosi probabilmente a racconti di testimoni, hanno per noi minor importanza che non la parte statistica e la descrizione demografica, topografica ed edilizia di Milano.
Qui Bonvesino non poteva far assegnamento su fonti scritte come per la storia volendo descrivere, come fece, con tanti particolari la sua situazione demografica, topografica e edilizia di Milano, il territorio palmo a palmo, enumerare i laghi, i fiumi, le ville, i castelli, le varietà dei prodotti, conteggiare il consumo di vettovaglie, le professioni, i mestieri, bisognava affidarsi ad indagini personali, e ricorrere all’autorità altrui quando quelle risultassero insufficienti, scegliendo per altro con accuratezza i propri informatori. Questo fece Bonvesino e non manca di dichiararlo spesso come preso dal timore che qualcuno non gli presti fede: o dice d’aver egli stesso verificati i fatti o accenna alle persone che glieli hanno comunicati: così per sapere quante stria di sale e di grano si consumano in Milano s’è rivolto ai più com-