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non ostante tali scritture il più delle volte si riducono a indigesti zibaldoni.
L'operetta di Bonvesino, a malgrado di alcuni fronzoli, di qualche errore, di talune deficienze, e per copia e per varietà di notizie precise, e per l'ordine che la informa, si differenzia da quelle congeneri dei contemporanei e dei tardi continuatori. Scritta nel 1288, essa rispecchia uno dei momenti più solenni della storia milanese. E' il periodo di transizione tra il Comune e la Signoria : scampato dopo le guerre con Federigo II l'ultimo pericolo di divenir preda dello straniero, si riaccendono gli odii di classe, e l'avvicendarsi di urli tra il popolo e la nobiltà scrolla l'antica compagine repubblicana, il popolo, smanioso di conservar la supremazia, si stringe attorno ad un capo che ne difenda i diritti, e prepara la strada al tiranno.
L'evoluzione per la quale un ordine nuovo, senza dubbio più progredito quantunque ottenuto a prezzo della libertà, scaturì dal disordine non è compiuta : le coscienze sono ancora turbate ed incerte; freschi sono i ricordi delle guerre cmbattute per l'indipendenza e Bonvesino si esalta narrandole, acri ancora le discordie tra i cittadini e Bonvesino si commuove nel ricordarle e raccoglie tutto il suo spirito di carità cristiana per ammonire i concittadini che cessino di dilaniarsi a vicenda: le gua-