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come il basarsi sulla fisionomia attuale dei dialetti possa indurre in errore poichè essa non dà la misura di quella d'una volta. Nei dialetti settentrionali le forme che oggi si conoscono come caratteristiche dell'uno o dell'altro erano al principio più generali ed esistevano accanto a forme differenti, cosicchè lo scrittore poteva scegliere tra esse. Le forme di quelle poesie furor perciò realmente parlate, senonchè col tempo sparirono, mentre le altre rimasero nel dialetto. La scelta e la preferenza di certe forme su altre è appunto la via per la quale rampolla quell'idioma letterario che sempre si forma quando si pone in iscritto il dialetto. Qui, secondo l'Ascoli, la norma della scelta non era tanto il veneziano quanto il provenzale che esercitava dappertutto grande influenza, e il francese: si preferivano quegli elementi dialettali che più s avvicinavano ai due idiomi letterariamente formati.

III.


Due cose Bonvesino amò sopra tutte, la Madonna e la sua Milano. Ei descrive da erudito le grandezze della sua città collo stesso entusiasmo e la slessa fede con cui da poeta canta le lodi della Vergine. L'opera storica di lui non è diversa dalla poetica, bensì la integra; ne ha i medesimi ca-