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scana e a quella dei poeti siciliani, lingua in cui confluivano elementi letterari tradizionali ben antichi e comuni a tutta l'ltalia del nord, e in parte anche all'intera penisola, elementi del latino, del francese, del provenzale, e, lo ripetiamo, elementi dei dialetti locali; e però il linguaggio di Bescapè e di Bonvesino è in tanto milanese in quanto elementi milanesi intervengono nella sua composizione; vale a dir parole e modi come : cadrega, ferguia, folcion, galon, magon, negota; far stragio per sprecare (trasà), molare per aguzzare, boconare per mangiucchiare, calare per importare, sorare per raffreddarsi, stremiti e stremirsi per spavento e spaventarsi, sont per io sono, scoso per grembo, mantile per tovagliolo, in pressa per affrettatamente, rampegà per arrampica, ed altrettali.

Si è per qualche tempo creduto da studiosi valenti come il Biondelli, il Bartoli ed altri che questo volgare letterario nella sua lenta elaborazione sia andato uniformandosi a un tipo comune, il dialetto veneto : di ciò a prima veduta si ha senza dubbio la sensazione, e, d'altra parte, la congettura era verosimile dacchè per una legge universale congenita a tutte le favelle, dopo il periodo del loro sviluppo, una finisce sempre a prevalere sulle altre, come avvenne del toscano impostosi a tutti i dialetti italiani. Ma l'Ascoli ha poi dimostrato