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non metterlo nella necessita di espellerlo o di prendersi in pegno i libri dello scolaro moroso (il che Io stesso Bonvesino fu talora costretto a fare come rilevasi dal suo testamento), facendogli frequenti doni. Allo stesso nodo che agli scolari, Bonvesino vuol offrir buoni consigli ai maestri cui spetta dar in tutto il buon esempio: non portino vesti corte, come gli zerbinotti, ma lunghe e larghe quali usan portare i chierici, non siano effeminati nel modo di pettinarsi, non cedano ai trasporti dell'ira nel percuotere con la verga gli scolari disubbidienti, non ricettino nella scuola giovani tinti d'eresia (pullulavano a quel tempo, com'è noto, le sètte religiose), trattino con amorevolezza ed aiutino gli scolari che pagan la mercede e fan loro grati doni, ma non disprezzino i poveri incapaci a pagare, facciano un po' da padri a quelli che son lontani dai loro genitori, sian chiari e ordinati nelle lezioni, non gestiscano nè dimenino la persona quando parlano alla scolaresca, parlino sempre in latino e pretendano che altrettanto facciano gli scolari...
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Quella che per molli rispetti può ritenersi la principale opera poetica di Bonvesino è venuta in luce per le stampe solo