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mente aprile s'avanza e invoca a nome di tutti il perdono dal calunniato signor dell'anno:

Segnor regal, dis quelo, intende-me s'el te piase,
lo nostro prego è questo ke tu ne perdone in pase,
se nu am fagio on digio cosa ke te despiase,
nu vomo sta a mendare e fa tut ziò ke-t piase...

e seguita con paroline amabili si da intenerirlo: il perdono è concesso e Bonvesino, al solito, ricava la sua morale:

l'ystoria de gli misi ki vor udì cuntare
se dà sembianza a l'omo s'el vor grand'ovra fare,
ke saviamente inanze si debia ben pensare
com el de trar a fin ziò k'el vol adovrare.

I "volgari" sono o religiosi o morali o l'uno e l'altro ad un tempo.

Il poemetto delle lodi alla Vergine non è, come avrebbe fatto un de' poeti minori di questa scuola, una pura versificazione delle litanie, ma è anche intessuto di graziose narrazioni di miracoli. Racconta Bonvesino di un castellano che, circondato da una masnada di bricconi, ne fa d'ogni colore, pur avendo l'abitudine d'invocar ogni giorno il nome di Maria e per questo, senza saperlo, s'era tenuto per quattordici an-