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clude: non avendo potuto convincer la Vergine, «lo Satanax»


no dorme dì ni noge, ni mai in un logo sta,
e pusta al cor de l’homo o gran bataja ghe da...
righinia e mostra li dingi com verro acanezao,
rugisce o corre a le arme per fa k’el sia svengiao...

l’uomo che è «kativo e malo» non sa resistere al suo assalto e s’arrende,

Ma l’homo k’è pro e savio sempre guarnio starà
e contra l’inimigo fortemente scombaterà.

Come si vede il Satana di Bonvesino è ben diverso da quello in cui la fantasia popolare del medio evo aveva trasformato il superbo angiolo rivale di Dio della poesia semitica, facendone come il servitore dei maghi e delle streghe, un personaggio per lo più grottesco e stupidamente goffo, o, se pur talora terribile, d’una terribilità volgente al ridicolo: Bonvesino, elevandosi al di sopra delle puerili concezioni de’ suoi contemporanei, ne ha fatto un serio ragionatore, un logico inflessibile, gli ha dato un senso di umanità che lo rende capace di commuoversi e di deplorare la sua perdizione: l’umile rimatore sapeva talora assurgere all’altezza di un vero poeta.

Alcuni degli argomenti sottili portati da Satana in questo contrasto ricompaiono in quello del peccatore e della Vergine. Al