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di carità, non si ispira solo all’ideale religioso o al fine di raccogliere i lettori o gli ascoltatori nella contemplazione divina, ma persegue anche intenti morali ed educativi: in lui non parla solo l’asceta, ma l’uomo pratico, l’osservatore attento che vive nel mondo e dal contrasto dei vizi e delle virtù ricava e, con commovente ingenuità, esprime un alto ideale etico.

È per di più, a differenza degli altri, un uomo colto, conoscitore di quelle forme di poesia che avevano avuto in passato molta efficacia sul popolo, sicchè l’uso di quelle forme adattate a un contenuto nuovo, originale, dànno all’opera sua una varietà di temi, d’immagini, d’atteggiamenti che manca agli altri. La coltura e la sensibilità artistica si fondono in quest’umile maestro di grammatica sì da farne il più cospicuo rappresentante della primitiva letteratura volgare nell’Italia del nord.

Le sue composizioni poetiche così insolitamente varie si possono dividere in due gruppi: le dialogiche, sul modello di quei contrasti che per tutto il medio evo furon cari al popolo, dove due o più personaggi erano introdotti a disputare, e i volgari, poemetti dall’andatura più calma ed uniforme, di indole narrativa o didattica. Ma anche entro queste divisioni la materia si atteggia in differenti modi.

Nel contrasto, o tenzone, che nei poeti