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Queste notizie sono molto importanti perché, contrariamente alla leggenda divulgata poco più tardi da Galvano Fiamma, lasciano intendere che la famosa insegna della biscia viscontea non ha origini gentilizie quale stemma araldico della potente famiglia Visconti, ma, prima di esser tale, fu una insegna comunale offerta dal Comune stesso ripetutamente, in determinate circostanze, a un membro di quella famiglia, in memoria di imprese compiute contro i Saraceni da un antenato della Casata, imprese ricordate da Bonvesino con un accenno generico. Galvano Fiannna volle specificare parlando di un Ottone Visconti che avrebbe valorosamente ucciso un Saraceno portante come distintivo una vipera attorcigliata che egli avrebbe fatto proprio; e in memoria di questo fatto le Autorità milanesi avrebbero concesso il suddetto privilegio. Così la tradizione venne a perdere in verosimiglianza essendo un episodio come quello troppo comune per giustificare così singolare provvedimento; e Galvano svisò la origine dell'insegna facendola diventare un distintivo di famiglia, adottato poi dal Comune, mentre dalle semplici parole di Bonvesino appare il contrario. E Bonvesino dice anche un'altra cosa importante : che la biscia teneva in bocca un saraceno rosso, mentre la tradizionale biscia viscontea, nelle rappresentazioni posteriori, inghiottisce un fanciullo. Gli elementi forniti da Bonvesino hanno indotto un valente studioso milanese, il sac. E. Galli, ad approfondire l'argomento in modo da dare di quella tradizione una interpretazione nuova e molto interessante. Secondo il Galli, il saraceno rosso riporta veramente l'insegna alla prima vittoriosa crociata (1096-1099) alla quale parteciparono largamente le milizie mi-