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Cionondimeno egli, nell'anno medesimo, raccolto un immenso esercito, invase un'altra volta il contado di Milano (88) fermandosi sulla riva del Ticinello, disposto a passare il fiume per distruggere dalle fondamenta la nostra città. Subito i milanesi posero le tende sulla riva opposta e, dovunque egli lo tentasse, gli contrastarono il passo. Finalmente, disperando di raggiungere il suo scopo, divise l'esercito in due parti : tenne con sè la maggiore, e l'altra, composta di cremonesi, pavesi e bergamaschi, mandò, sotto il comando di Enzo, suo figlio naturale, ad Abignano, nella parte opposta del contado, perchè varcasse l'Adda nuova [Muzza]. Mossero contro quest'ultimo due Porte della nostra città, la Comasina e l'Orientale (89), coi contadini dei borghi e delle ville della Martesana, sino a quel fiume, e si accamparono di fronte ai nemici. Re Enzo, vedendo che non c'era nulla da fare, una certa notte con tutta la sua cavalleria passò segretamente l'Adda al guado di Cassano, e, aggredite le scarse schiere dei milanesi, fece molti prigionieri. Ma, preso egli stesso dal nostro Capitano, Simone da Locarno, fu rinchiuso nel campanile di Gorgonzola, e dovette patteggiare la sua liberazione colla promessa di rilasciare tutti i nostri prigionieri : rilasciato, a questo patto, fu rimandato al suo esercito, e diede subito ordine di liberare i prigionieri; ma i cremonesi e l'esercito intero si rifiutarono di ubbidire. Quindi si partì colle sue genti. E Federigo, dopo trenta giorni, giudi- cando