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L’autorità dell’epitaffio è ormai molto scemata e si può concludere non esser esso contemporaneo bensì collocato molto tempo dopo la morte di Bonvesino da un lontano parente, quel Giovanni dalla Riva, molto lontano dacchè non se ne parla nei testamenti; collocato quando dell’essere di lui non si aveva più notizia sicura ed esatta. E’ infatti in tutto vago e impreciso; non ricorda l’anno della nascita e della morte, dice che Bonvesino scrisse «multa vulgaria» mentre ha ccritto anche opere latine. L’unica cosa di cui non poteva perdersi o confondersi la memoria era l’uso di suonar l’Ave Maria, al quale doveva esser legato il suo nome; e questa notizia possiamo tener per sicura.
II.
Avviciniamoci ora all’arte ed alla scienza di Bonvesino dalla Riva.
I poeti francesi e provenzali, che in gran numero percorsero l’Italia nei secoli XII e XIV, ebbero, a seconda dei luoghi, vicende diverse: attratti dallo splendore e dalla protezione della Corte di Sicilia, si fermaron colà fondandovi una scuola nel cui seno sbocciò una poesia indigena foggiata sui loro schemi, ma non priva di vita propria e adatta alla lingua paesana che allora cominciava ad assurgere alla digni-