Pagina:Bonvesin de la Riva - Meraviglie di Milano.djvu/108

potè, ma alla fine si ebbe quanto meritava. Perduta ogni speranza in Dio, Chiesa, colpito da un morbo abominevole, un cancro, si dice finisse turpemente, come i suoi peccati esigevano (82). Sento in cuor mio il bisogno di descrivere con quanto sforzo e con quanto valore questa città resistette al suddetto Federigo, dove e quando con pochi armati, con sua grande gloria, ebbe ragione di immensi eserciti. Ma poichè sarebbe troppo lungo il raccontare tutti i particolari, mi limiterò a ricordare brevemente la devastazione e la sottomissione del Vescovado dei Cremonesi e dei loro fautori fatte dai milanesi nel 1217 (83), e la guerra combattuta contro i medesimi nel 1234 a Genivolta, nella quale i milanesi devastarono nuovamente tutto il loro territorio (84), e l'aver messo, nel 1239, a ferro e a fuoco i territori di Bergamo e di Lodi, e la completa distruzione di Lodi vecchio dove le sole chiese furono risparmiate (85). Taccio d'altre imprese e preferisco rammentare l'invasione del nostro territorio fatta nel 1239 con un esercito di toscani, alemanni, pugliesi, saraceni da Federigo II il quale, distrutto il borgo fortificato di Melegnano, pose gli accampamenti a Locate. XIII. - L'esercito dei milanesi gli mosse incontro fino alla villa di Camporgnano (86) si accampò ad un miglio appena dal campo imperiale. L'imperatore, dubitando del successo d'uno scontro coi nostri, avanzò per quattro