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fra l’ombre anco de’ sogni
destarsi amor dormendo.
Misero, a che son giunto or, quand’io credo
le mie speranze a’ sogni ?
Ma che? potrٍ pur una volta almeno
rimirar non fugace il suo bel volto.
Amin.(Ed io, lasso, ad ogni ora
odo le altrui, e debbo
tacer le proprie pene!
Ma taccio, perch’i’moro. A l’ultim’ore
non grida, no, chi muore).
Niso.Per ogni lato i’ miro,
e non iscorgo il viso. Or vedi, Aminta,
quel fronduto cespuglio?
Par ben ch’amante anch’egli ingordo stenda
. le ramora spinose
\ ad involar quelle vermiglie rose.
O rivale importuno,
non fia che la tua branca,
benché di spine armata,
il mio ben mi contenda.
Amin.Va’ pian, che non la desti.
Niso.Oimè, vicino al mio bramato foco
or tutto agghiaccio e tremo. Oh meraviglia!
cosi vien che si tema
la beltà che s’adora? G non ardisco;
invisibili strali
par ch’indi Amor saetti.
Ma tu, che non paventi
saettume d’Amor, tu vanne ardito,
e ? suo bel viso mi discopri.
Amin.Or vado.
(Ma non a lieve impresa,
com’ei si crede.)
Niso.Aminta,
Aminta, eh non t’accorgi