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i fior, le piante e l’ombre e l’onde e 'l cielo
un teatro pomposo. Amici, avanti!
Qui, dove or cosi dolce
spira l’aura, posando,
seguirٍ di que’ figli
la fortunosa istoria.
Orm.Deh per pietà, signor, dimmi, viv’egli
Tirsi il mio figlio? Dimmi
prima se vive, il resto
dirailo poi a tuo bell’agio.
Oron.Udite.
Posciaché de’ fanciulli
la turba numerosa ebbi condotta
avanti al gran signor ne la gran sala,
ove parea vagir nascente il mondo,
mentre si fea di lor distinta mostra,
qui, dove apparian gli altri
cotai selvatichetti,
arditi e baldanzosi i vostri figli
innanzi al re con si leggiadri vezzi
bamboleggiando ad atteggiar si diero,
che ’ntenerita pur quella grand’alma
quasi con un sorriso
temprٍ ? severo aspetto.
Indi la man porgendo,
la man che usata è solo
a trattar arme e scettri,
lusingٍ lor le vermigliuzze gote,
e se non le baciٍ, sen vide almeno
fin su le labbra il bel desio del core.
Poscia ver me diss’egli: — Attendi: i’ veggio
in questi duo bambini alme si belle,
che a non volgare impresa
forza è che 'l ciel gli scorga,
se ne’ sembianti umani
scrive i suoi fati il cielo, e s’io gí’intendo. -