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[II Baillet] prima di lasciarsi uscir di bocca l’accusa [d’im- moralità] fa sembiante d’agitarsi e di contorcersi, quasiché non possa pronunziarla senza rossore e senza patimento della propria modestia. Al fine la caccia fuori dei denti, e si lascia intendere che, per ragion del doppio amore finto nella persona di Celia entro la pastorale della Filli di Sciro, viene ad esser quell’opera totalmente diretta alla distruzione dell’innocenza ed alla corruttela de’ costumi. Troppa trascuraggine sarebbe il lasciar correre una si animosa sentenza. Ditemi in grazia: come si puٍ mai umanamente concepire che sieno carnali i due amori di Celia verso Aminta e Niso, e concepir dubbio nel medesimo tempo che sieno inverosimili o impossibili? Pur troppo è vero, non che verisimile, che uomini e donne amano al mondo più persone carnalmente, o per meglio dire amano di sfogar con più persone la loro concupiscenza. Di cert’altre femmine poi, che se non per libidine, per pura vaghezza di tirarsi dietro ampio corteggio, dan pastocchie a molti zerbini, non iscarseggia veruna terra; ma tra queste, cui nomano coquettes i franzesi, ben conobbe il traduttor della Filli di Sciro che non era da noverarsi Celia. Ammesso il supposto che libidinosi o per lo men capricciosi esser potessero gli amori della ninfa, qual luogo più restava al sospetto che poi fossero fuori del verisimile, anzi dell’usitato? La difficulté suscitata in Italia contra l’invenzione del Bonarelli tutta ri- guardava G inverosimilitudine; e la difficultل tutta si riduceva nel riconoscere se due amori innocenti e retti potessero darsi ad un’ora in un solo cuore. A rimuover questa unicamente ebbe mira la dotta Difesa che stampٍ il Bonarelli, siccome in questa unicamente si fondava l’opposizione. In una parola, non poteva ella sussistere, senzaché sussistesse dall’altro canto l’innocenza dell’amore di Celia: talché gli avversari stessi, nel produrre la loro obbiezione, vennero per conseguenza a pro- durre un’incontrastabile pruova dell’onesto costume di quella