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Glauco
Poiché ? mio duolo amaro
trova quella pietà che il cor non chiede,
insidiaran mia fede
l’empie lusinghe del tuo volto avaro?
No, no, crudel ! Ma già che nulla impetra
il tristo suon de’ miei dogliosi accenti
da si rigida pietra,
fuggirٍ lunge, e tra i spumosi argenti
per l’ondose contrade
con austri di lamenti
turbarٍ disdegnoso
ai navigli del mar l’umide strade.
Forse indarno non oso
da que’ begli occhi sui
trovar qualche pietate ai voti altrui.
Circe
Cosi mi fuggí, ingrato?
cosi sprezzi i miei preghi,
né l’alma cruda a le mie voglie pieghi?
Non vada, empio crudele,
non vada invendicato
l’oltraggio e ? duol che mi tormenta il petto:
turbarٍ ? tuo diletto,
nemica e non più amante
meschiarٍ nel tuo dolce assenzio e fiele.
Ecco, or di mille piante
sugo fatai sopra quest’onde aspergo,
e dal tartareo albergo
invoco te, possente dea triforme:
tu cambia in strane forme
l’amata ninfa del marino dio,
nel tuo nome spargo io
tre volte l’onde, e tre m’inchino ed ergo.