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quant’in me crescon pene.
A te dunque ricorro, a te che sei
mia sola speme onde l’aita attendo:
non sian miei preghi indarno, o bella diva;
deh fa che se m’infiamma,
senta ella parte ancor de la mia fiamma.
Circe
Meglio certo ti fora,
nume de le sals’onde,
seguir sol chi t’adora,
non chi niega al tuo cor dolce mercede.
Tanta in te grazia infonde
Amor a gli occhi miei,
ch’altrui seguir, altrui pregar non dèi ;
e s’al mio dir non nieghi
prestar dovuta fede,
non lunge hai chi ti prieghi :
io t’offro Pamor mio,
che pur dea sono, e figlia
del luminoso dio;
io, cui d’erbe e di carmi
è nota ogni secreta meraviglia,
frenar l’eterne rote
posso, ed altri cangiar come più parmi.
A te non sono ignote
le forze mie nel voi de la mia fama.
Dunque volgi, o mio bene,
a me. le luci tue chiare e tranquille,
ch’a mille gioie e mille
il mio desire in questo sen ti chiama;
d’altre dolcezze preziosi inviti,
vie più che queste amene,
daratti il labro mio baci graditi.
Deh sdegna chi ti sdegna,