Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/296

          ti rammenta chi sei,
          e si diffondi le tue grazie care,
          che s’eguali si denno
          render, anch’io a tuo cenno
          farٍ tranquillo e tempestoso il mare. —
          Circe
          E qual vago sembiante
          di marin nume l’anima m’infiamma,
          ch’appena il vidi, e ne rimasi amante?
          Ben provo, ahimè, ch’a l’amorosa fiamma
          non ha ritegno un core.
          Impetuoso ardore
          che ? varco non offende
          è la fiamma d’amore,
          che l’occhio non l’apprende
          altro che come un raggio di pietate,
          che poi crudel a l’anima si stende.
          O bellissimo nume
          di quest’onde argentate
          da le candide spume,
          chiedi, che non si niega
          grazia giammai dove bellezza prega.
          Glauco
          Su la tirrena riva
          bella ninfa vid’io scherzar con l’onde,
          che con sue treccie bionde
          l’incauto cor mi prese;
          indi l’anima accese
          col puro ardor che da’ begli occhi usciva.
          Ma fugge questa ingrata a’ prieghi miei;
          ond’io, miser, piangendo
          cresco col pianto mio l’onde tirrene,