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INTERMEDIO QUARTO
Glauco, Circe, Scilla, Egle, ninfa del Chienti, Teti, Net-
tuno, Coro di Sirene.
La scena è di mare, col promontorio di Circe e un antro ma-
rittimo, con altri scogli e lontananze di paesi.
Glauco
Misero, e che mi giova
d’esser immortai dio dei regni ondosi,
se fra i mلrtir penosi
l’acerbo mio dolor pace non trova?
Non crescono a favilla
quest’ incendi amorosi,
che i begli occhi di Scilla
rendon ognor più gravi e più focosi;
né cresce a stilla a stilla
il mar de le mie lacrime dolenti:
s’aggiunge mare a mare,
e di fiamme cocenti
cresconsi l’Etne ai Mongibelli ardenti.
Qual più crudo martire,
o quai doglie più amare
fedel amante nel suo petto asconde,
quanto ch’in grembo a l’onde
arder di tante fiamme e non morire?
Doloroso languire,
che tormentando il cor qua mi traesti,
forma a magica dea querela ardita,
onde pietosa appresti
dolce rimedio a l’aspra mia ferita.
Eccola appunto uscita