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Apennino
Colmo di nova gioia e di dolcezza
chi puٍ frenar un core,
che taccia il suo gioir brevissim’ore?
Ogni angusto confín varca e disprezza
gioia che soprabonde;
si sparge e si diffonde,
qual suoi torbido fiume
per nova pioggia superar le sponde:
versa dagli occhi, dal sembiante fuore,
come candide spume
da chiusa conca di fervente umore.
Leggi le gioie mie nel lieto ciglio,
effetto sol di meraviglie nove
de gli amori di Giove,
o de’ miei colli alpestri umido figlio.
E se di saper brami
quello onde lieto anch’io mi meraviglio,
movi il tuo piede antico
verso ? sen d’Adria ondoso,
u’ siede in vista un bosco alto e frondoso:
a la reggia di Pico.
Là cento scorgerai
goder a l’ombra il voi d’aure tranquille
ninfe leggiadre, ed ivi una fra loro,
ch’a’ vivi lampi d’oro
del suo bel crin quai sia tosto saprai,
e vie più quando Amor d’anime mille
ne’ suoi begli occhi feritor vedrai.
Amoroso, tesoro
son le due nere e lucide pupille
di que’ pungenti strali,
che, con l’infausto annunzio
d’acerbissima sorte,
fatti a l’alme fatali,
escono tinti nel color di morte.