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ricamato di stelle
spieghi pur vago il manto de la notte;
né più d’Austro interrotte
cessin dai dolci scherzi aure volanti :
con più vaghi sembianti
escan tranquille fuore
dal grembo de la notte albe ed aurore.
Estate
Poiché gelido verno
a sé richiama i turbini piovosi,
scote i gioghi nevosi,
e lieto pur, come comanda Giove,
del fredd’imperio suo cede ? governo,
deh comincia tue prove,
ed apri il tuo fiorito erboso seno,
primavera gentile,
destando ai dolci di l’aure d’aprile.
Autunno
Mira, deh mira omai come d’intorno,
già serenato il cielo,
ogni pianta, ogni stelo
n’aspetta desiando il tuo ritorno.
Non più contende in guerra
Borea con Austro, anzi sol par che brami
per il libero ciel misto l’impero.
Odine l’aure di lor tregua araldi.
Par che di già spanda a’ tuoi pie la terra
gran manto di smeraldi,
perché su vi ricami
di più odorati fiori
quasi in serico vel tirii lavori.