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che a Dedalo ingegnoso
prima impennٍ religiosa fede;
cade infelice al fine, e gli fa tomba
ne’ suoi fetidi gorghi Averno e Stige.
Frisso, che ? vello d’oro,
giunto a’ colchici liti,
sacrٍ devoto al sanguinoso Marte,
mostra a’ potenti regi
dove rivolgan l’uso de’ tesori
per ampliar gl’imperi
e per mieter da semi
di battaglia crudele
su ne’ campi di morte
con sanguinosa man frutti di pace.
Cosi gli eroi del gran Leone alato
godon l’antico impero,
e co’ bellici campi
serbano intatti a grand’ Italia il nome.
Gran Senato sovrano,
specchio del mondo altero,
al cui puro cristallo
non opponga giammai profana imago
chi di veder non cura
de l’ingiustizie sue macchiato il volto,
per te sol, per te spera
goder co’ figli suoi libera pace
la stanca Italia, e di tener lontani
dal seno afflitto i barbari tiranni.
Già veggio a gli ruggiti
del tuo Leon invitto
come s’arretra intimidito il Trace,
e ? barbarico orgoglio
ceder ne l’onde a’ tuoi volanti pini.
Taccio che non ignote
sono le glorie tue, mentre ch’io veggio
di tue vittorie tanti mari sparsi.
Ma che più mi raggiro