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          Proteo, che si trasforma
          in varie guise, è l’antichissim’ile,
          de le sensibil forme
          tanto madre crudel quanto feconda,
          che i suoi parti divora.
          L’adultera Pasife,
          ch’ad un tauro invaghita
          pronta offerisce il maritai congresso,
          di che madre infelice
          ne resta poi di mostruosa prole,
          certo è la mente umana,
          figlia del vivo sole,
          quando ? ciel non curando,
          dietro impudico amor ebra insanisce:
          del suo folle pensiero
          gravida, partorisce
          tra fetide lordure
          Minotauro difforme,
          piacer ch’insieme è velenoso e dolce.
          Icaro che, volando
          dal saggio padre oltre il vietato segno,
          disfacendosi i vanni
          die nome al mare in cui sommerso giacque,
          l’intelletto figura
          di troppo ambizioso egro mortale,
          quando col volo d’incerate penne
          l’intelligibil sfera
          de la sua forza naturai sormonta,
          e lassù folle spera
          giunger, dove risplende il vivo lume
          d’increata bellezza,
          ch’altrui con chiara ed inesausta luce
          comparte i lampi, ed è suo raggio il sole.
          Misero, e che gli avviene?
          Tenera cera di speranza frale
          a quel raggio si strugge,
          e si disfanno l’ali