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che di amante e d’amica.
Fallace inganno amor converso in sdegno
fo ch’altri creda, acciٍ che non discopra
invida gelosia frutti amorosi.
Io quella son che l’ire
d’un cor, cui sdegno amaramente fiede,
copro talor con simulata pace.
Ben mi riconoscete a questi manti,
di due nemici affetti
false vesti mentite,
onde si occulta non creduta frode.
Ambo l’inganno ordilli,
perché s’altri ama e i suoi furtivi amori
brama celar, tosto il nascondo e copro
sotto quest’atra e menzognera spoglia,
qual con mirabil magistero tinse
Amor ne’ laghi averni.
E s’altri odia, ben spesso
del mio candido manto il cingo intorno,
perché non si discerna
quanto di fosco chiude e di maligno
un cor che d’ira ferve.
Copre me lunga veste, e qual vedete,
cangiasi ogn’ora in color vari e mille.
Sembran le guancie mie rose vermiglie
talora, e talor sono
quasi ceneri spente essangui e smorte;
or son gli occhi di foco, or mostran chiari
de l’azurro celeste
colorati zaffiri;
or disdegnosa mostro
barbara crudeltà nel mio sembiante,
ride ora il labro, e tutto
spira ? bel volto mio grazia e vaghezza.
Altri non mi disprezzi
perché sola mi vegga