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di salute; ma ciascuna di esse accompagnata dalla debolezza del cuore. Laonde, se qualunque di questa ha per se stessa possanza d’indurre alla morte un cuore che di prudenza e di fortezza non sia gran fatto proveduto, che fia poi se nel cuor tenerello d’una semplicissima fanciulla tutti insieme a far im- peto unitamente concorrono? III. Tutte le cagioni principali che inducono alla morte volontaria erano in Celia. — Ora veggiamo che tutte queste cagioni della morte volontaria che abbiamo anno- verate, l’acerbità del dolore, l’orror della colpa, la dispera- zione della salute e la debolezza del cuore, tutte insieme ap- punto aveano l’animo di Celia fieramente assalito. L’acerbità del dolore, imperocché ella non voleva amare, ed era sforzata ad amare: odio ? mio amor, odio me stessa amante. Ecco già una dolorosa battaglia, che l’animo suo mise- ramente lacerava; ed a coloro cui ella amava più che la vita, era sforzata a dar la morte: ed io, ch’ambo v’adoro, son io ch’ambo v’ancido. (Atto III, se. i). Onde non solo per sé, ma anche per altrui ella era con doppia pena aspramente addolorata. Il dolor ch’ella avea per cagion di se stessa era grande: ... in tale stato priva d’ogni mio bene certo non fia ch’io viva. E nondimeno pur il mio pianto è nulla; altra maggior cagione è ch’a morir m’invita.