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l’insidie e i danni. Vedete quel che ne dice Lisia nel Fedro. Ma pur son differenti per la intenzione, perocché il nemico offende per odio, l’amante per amore; il nemico offende e vuoi offendere, l’amante offende e non vuoi offendere. Perٍ si come il nemico in molte cose giova al nemico (Plutarco dell’utilità de’ nemici fa un libro intiero), cosi l’amante in molte cose offende l’amato. Ma si come il nemico, ancorché giovi, non ha per questo da esserne odiato meno, poiché giova senza volontà di giovare, cosi l’amante, ancorché of- fenda, non ha perٍ da esserne amato meno, poiché offende senza volontà d’offendere. Ond’io conchiudo che l’amante il quale amasse più d’uno con intenzion d’offenderli, in quanto l’offesa è molestia dell’animo e non in quanto ella è uno stuzzicamento dell’amore, costui certo saria più tosto nemico che amante. Ma quello il quale ama più d’uno, non per of- fender né l’uno né l’altro, ma perché l’uno e l’altro gli piace, costui non perde punto della perfezion dell’amore. Siegue la terza proposizione, la quale in questa maniera andrem brevemente accogliendo. La perfezion dell’amore, come abbiam detto altrove, consiste più nell’affetto che nel- l’effetto. L’affetto dell’animo nostro puٍ esser espresso o con la volontà o con la velleità, per usar questo termine dottri- nale: la volontà è d’intorno alle cose che si possono fare e si voglion fare, la velleità è d’intorno alle cose che non si posson fare ma si vorrebbono. Dico addunque che la perfe- zione dell’amor consiste non solo nella volontà delle cose possibili, ma anche nella velleità dell’impossibili: si che quel- l’amante, che già innamorato e senza violenza d’altrui a bello studio nuovo amore intraprende, costui vi concederٍ io che per avventura non possa dirsi amante perfetto: ma chi n’ama due perché all’amor dell’uno e dell’altro gli viene violen- temente rapito il cuore, a costui non è ragione che la violenza dell’amore tolga la perfezion dell’amante. Cotale era Celia appunto, la quale non a bello studio, no, ma con la maggior ripugnanza ch’ella seppe fargli trovossi dal cielo o dalla ، stella, o da qual altra si fosse delle cagioni amorose, nel-