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dice l’amor parte mortale, parte immortale. Aristotale af- ferma che l’amore nasce e muore assai per tempo. Lucrezio consiglia a cangiarlo spesso. Ovidio, e con Ovidio quanti han delle cose d’amor più veri sentimenti, il sanno. Come dunque Mario chiama l’amore immortale? La bellezza, quella prin- cipalmente che con gli occhi si comprende, è l’oggetto del- l’amore: ma in pochi anni, e talora in un punto, la bellezza vien meno: come dunque sarà l’amor immortale? Ci è ben chi spesse volte, con la sua donna la sua costanza vantando, le dice: Quando avran queste luci e queste chiome perduto l’oro e le faville ardenti, e l’arme de’ begli occhi, or si pungenti, saran dal tempo rintuzzate e dome, fresche vedrai le piaghe mie, né, come in te le fiamme, in me gli ardori spenti, (Tasso, Rime). con quel che siegue. Ma son tutte ciancie: sono adula- zioni o vaneggiamenti degli innamorati. Bello spettacolo sa- rebbe il veder un vecchiarello od una vecchiarella, che nel- l’età lor fiorita sieno stati insieme perfettamente innamorati (se l’amor loro ha da esser immortale), nella decrepità con- venir loro, con gli occhi scavati in entro, far pur l’amore! La verità è che l’amor per sua natura è fragilissimo: dunque il perfetto amore non è immortale, perché la perfezion delle cose compie ma non trascende la lor natura. Ditemi: la bel- lezza della donna vostra non è ella perfetta? So ben che non oserete di negarlo. Ma è ella immortale? So ben che non oserete d’affermarlo. Si come dunque la bellezza della donna vostra puٍ esser perfetta e non immortale, cosi pari- mente l’amor vostro, che di quella si nutre, puٍ esser per- fetto e non immortale. In somma, sfiorita la bellezza, l’amor è caduto. Aristotale nel nono dell’Etica dimostra che, man- cando il diletto, consonum, dice egli, est non amare: e Lisia