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finta beltà, che tutto ? mondo n’è pieno: più agevole è dunque il moltiplicar gli amanti che gli amici. La seconda ragione è perché la vera amicizia ha mestiero di lunga esperienza: non puoi conoscer l’amico, dice Aristotale, se non hai prima con esso lui mangiato un moggio di sale: la quale sperienza non potendosi far con molti, perٍ dice egli che pochi possono essere gli amici. Ma l’amor non ha bisogno di cosi lunga esperienza. Egli ha ben tarda l’uscita ma frettolosa l’entrata, dicea Teofrasto. Amor vola, saetta, incende. Ali, saette, fuoco: ecci cosa più subitanea? Amor nasce negli occhi, ed in un batter d’occhio è nato; ed appunto nato, è bello e grande: più agevole è dunque il moltiplicar gli amanti che gli amici. La terza ragione è perché l’amicizia per sua natura è costante: onde Aristotale dice che non si possono mutar gli amici come le vesti, e perٍ pochi possono esser gli amici. Ma l’amor per sua natura è incostante, come Aristotale, Piatone e meglio di loro l’esperienza il dimostra: e perٍ quella buona femmina, ammaestrata da chi i testi d’Aristotale avea ben veduti, della stessa similitudine opportunamente usando, là dove Aristotale afferma che gli amici non possono mutarsi come le vesti, ella insegna: Corisea — mi dicea — si vuole appunto far degli amanti quel che delle vesti: molti averne, un goderne, e cangiar spesso: che ? lungo conversar genera noia, e la noia disprezzo ed odio alfine. (Pastor fido, I, 3). Più agevole addunque è il moltiplicar gli amanti che gli amici. La quarta ragione è perché non è agevole a trovarsi uno che per via d’amicizia piaccia a molti; e perٍ dice Ari- stotale che si possono aver pochi amici. Ma che in amore sia pur troppo agevole il trovarsi uno che piaccia a molti, lo strepito dei lamenti, ch’ad ogni ora s’odono, dei gelosi amanti il ridice: pur troppo teme ciascuno che quello che a