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ICO DISCORSI stant gemini fratres, foecundae gloria matris, quos tandem variis genuerunt viscerae fatis. A tanta autorità s’aggiugne una ragione assai forte, con la quale il Conciliatore pruova che due soggetti non possono aver la stessa complessione, perché, essendo molte le cagioni che concorrono alla constituzion della complessione, e non potendo tutte egualmente concorrer nell’uno e nell’altro sog- getto, non posson né anche esser eguali le complessioni da lor cagionate, poiché al variar delle cagioni dee variar l’ef- fetto. Cosi dunque potrebbe alcuno argomentare ch’essendo molte le cagioni che concorrono alla produzione dell’amabilità, si come abbiam veduto altrove, non par né possibile né veri- simile che ciascuna di esse egualmente sia concorsa in Aminta e in Niso a renderli egualmente amabili. E a dir il vero, chi potria mai credere che nell’uno e nell’altro di loro fossero per appunto tutte le stesse bellezze, le stesse grazie, le stesse virtù, e tutte con eguai misura bilanciate? Nondimeno con tutta questa ragione, e con tutte le schiere di cotanti autori che mi si fanno incontra, non è perٍ ch’io mi sgomenti. Con alcune poche e brievi distinzioni, dell’autorità loro cre- derٍ di ripararmi, e con alcune proposizioni dimostrar che l’eguale amabilità dei due pastori non è punto impossibile né inverisimile. [II-IV. — Digressione sull’uguaglianza e sue varie specie.] V. La eguale amabilità d’Aminta e di Niso è verisi- mile. — La eguale amabilità d’Aminta e di Niso è verisimile: la cui verisimilitudine anderemo scorgendo, mentre ci avvedrem che non ci volea gran cosa a renderli uguali nel modo che la favola pone. Primieramente l’egualità loro non era gene- rale, onde non era necessario che in tutti i loro accidenti fossero eguali: l’egualità loro era particolare nell’accidente dell’amabilità: bastava che fossero eguali in quelle cose che sogliono render gli uomini amabili. Né per questa uguale