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più gravi affari occupato, li sentireste. S’io vi paio in alcuna cosa a voi somigliante, voi certo a me tal non parete. Egli è forse vero che voi ed io siamo ambidue nati sotto la stessa stella: ma che? ben mi ricorda quello che altre volte n’ho udito dire. L’anima vostra è forse andata ritoccando e ripu- lendo il simulacro del mio volto, ed hallosi fatto simile alla stella, e perٍ le piace e l’ama. Ma l’anima mia d’intorno al vostro simulacro non ha mai avuto voglia né tempo d’im- piegarsi: e perٍ presso di me e’ si rimane nella sua ruvidezza. Similitudine con la mia stella in voi non riconosco, quan- tunque in me voi la riconosciate: e perٍ, bench’io piaccia a voi e voi amiate me, voi a me non piacete ed io voi non amo. Voi mi amate, ed io non v’amo; né ? vostro amarmi è beneficio, né ? mio non amarvi è ingratitudine, qual voi predicate. Imperocché o voi m’amate per sola elezione della volontà vostra, o per forza del merito mio. Se per sola ele- zione della volontà vostra, dunque G amor vostro non è segno della bontà mia, dunque non m’è di beneficio né di diletto, poiché per questa sola cagione l’amor è dilettoso: il vostro Aristotale il dice. Se per forza del merito mio, dunque dell’amor vostro a voi non debbo io grado, poiché il beneficio fatto per forza non obbliga a nulla: il vostro Aristotale il dice. — Poi soggiugnete: — Amatemi voi per far bene a me od a voi stesso? Se per far bene a me, cessate ormai di amarmi, che non si puٍ far bene a chi non vuole: se per far bene a voi stesso, nulla a voi ne debbo io, che ? bene- ficio fatto per ben di se stesso non obbliga altrui: il vostro Aristotale il dice.—Indi seguite: — Ma qualunque sia l’amor vostro, pretendetene voi o non ne pretendete mercede? Se non la pretendete, dunque non vi paia strano se non conseguite quello che non pretendete; se la pretendete, dunque non la meritate, che non è onesto conferir beneficio per riceverne mer- cede: il vostro Aristotale il dice. — E finalmente conchiudete: — E se pur dell’amor vostro vi debbo alcuna mercede, non è perٍ che per lo vostro amore l’amor mio vi debba: il caso non è pari. Voi amate me, o perché voi il volete, o perché G. Bonarelli, Filli di Sciro. 13